Le Rubriche di Costantino Truppi

Le Rubriche di Costantino Truppi

Napoli: Maria D’avalos:
Una tragica storia d’amore e  mistero

Loader Loading...
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

 

♦•♦•♦♦•♦•♦

 

Peppe Navarra, “il re di Poggioreale”

Il Museo del Tesoro di San Gennaro raccoglie donazioni ed ex voto offerti al patrono da sovrani, pontefici, nobili e popolo nell’arco di sette secoli: documenti, paramenti, reliquiari, opere e oggetti d’arte sacra estratti dall’ingentissimo e celebre Tesoro di San Gennaro, che prima erano custoditi dalla Deputazione fondata nel 1527. Infatti il Tesoro non è proprietà della Curia o del Vaticano, ma fa parte della Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro, che è proprietà della città di Napoli.

È più ricco del tesoro della corona d’Inghilterra e del tesoro dello zar (Nelle immagini la collana e la mitra gemmata di San Gennaro, di valore inestimabile).

C’è un episodio che non molti conoscono. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, il Tesoro fu portato in Vaticano per proteggerlo sia dalle bombe, sia dai furti, ma, terminata la guerra, il papato non ne voleva proprio sapere di restituirlo alla città di Napoli, che come detto ne è proprietaria.

Le motivazioni ufficiali facevano riferimento al grande valore della collezione e ai rischi del suo trasporto in una situazione dove, per la povertà e la fame derivanti dalla guerra, il numero di banditi era molto alto. Nella sostanza invece, è plausibile anche la volontà di tenere nel Vaticano quei preziosi di immenso valore.

Dopo i vari rifiuti alle continue richieste dell’arcivescovo di Napoli Alessio Ascalesi, Peppe Navarra, un cosiddetto guappo, detto “il re di Poggioreale” (Poggioreale è un quartiere di Napoli, sovrastato da una collina, dove il sovrano andava a cacciare, da cui il nome; oggi invece il quartiere è noto perché vi è ubicato un carcere e la collina ospita vari cimiteri), decise di prendere in mano la situazione e ottenne da Ascalesi due autorizzazioni scritte, affinché potesse caricare il Tesoro e portarselo via. Giunto a Roma assieme al novantenne principe Stefano Colonna di Paliano, il boss Navarra lo caricò con le sue mani, letteralmente, pezzo per pezzo, sui suoi mezzi e partì per Napoli, dopodiché si perse ogni sua traccia e non si ebbero più notizie di lui. Tutti erano convinti che Navarra lo avesse rubato e critiche e malcontento serpeggiavano in tutta Napoli, tutte le ricerche effettuate in larghe aree del Lazio e della Campania furono inutili, finché il 5 gennaio 1947 arrivò nella città un telegramma contenente la richiesta di informare i napoletani che il giorno seguente il Tesoro sarebbe stato riconsegnato.

Il 6 gennaio Peppe Navarra fece ingresso a Napoli, dopo dieci mesi, restituendo il Tesoro integro e intatto, spiegando che per evitare intoppi e rischi aveva dovuto fare un lungo giro, praticando strade secondarie e poco battute. Rifiutò ogni ricompensa, anche da parte dell’arcivescovo Ascalesi, chiedendo soltanto di essere ricordato come colui che aveva riportato il Tesoro a casa, con la preghiera di poter baciare l’anello del santo e di dare il denaro ai poveri (Nell’immagine, Ernest Borgnine, che nel 1961 interpretò in un film Peppe Navarra).

Ma perché Navarra era detto “Il re di Poggioreale”?

Perché una volta comprò tre sedie dorate, una per sé, la più grande, e le altre due per la moglie e il figlio, seduti sulle quali ricevevano la gente bisognosa che chiedeva aiuto, persone che spesso egli sfamava, soprattutto in tempo di guerra. Il modo preciso in cui riusciva ad aiutare tutti è poco noto; è generalmente riconosciuto che derubasse l’esercito alleato e che facesse del contrabbando, comportandosi un po’ come un Robin Hood partenopeo. In ogni caso non aveva nulla a che vedere con la figura del camorrista moderno, violento, avido e senza scrupoli.

 
♦•♦•♦♦•♦•♦

 
 
“Vedi Napoli, poi muori…E POI RINASCI!”
 
Amate Napoli e vorreste conoscerne i segreti? non ci siete mai stati e vi incuriosice? sapete per sentito dire che Napoli è famosa per i suoi presepi? allora perché non avvicinarsi a questa magica città sotto la guida di un napoletano doc?
Costantino vi aspetta per iniziare questo interessante percorso proprio con due incontri dedicati esclusivamente al presepio
NAPOLI: ITINERARI, STORIE, TRADIZIONI 
“Un proverbio sostiene che un saggio più impara, più si accorge di non sapere. Io amo Napoli e ogni volta che la visito scopro qualcosa di nuovo, ma con saggezza posso anch’io affermare che non la conoscerò mai del tutto, perché troverò sempre un vicolo, un angolo, che mi riserverà una sorpresa che mi lascerà senza fiato”
(da un “lucchetto dell’amore” nella Stazione)
Abbiamo dovuto interrompere bruscamente il nostro itinerario nella Città, ma per fortuna Napoli è fonte inesauribile di sorprese, come ha scritto lo sconosciuto visitatore del “lucchetto dell’amore”; quindi nessun Virus riuscirà mai a soffocare il desiderio di conoscerla.

Prima di Natale, due incontri saranno dedicati alla magia del presepe. Poi gli itinerari ci condurranno in luoghi ricchi di fascino, antichi e moderni. Alcuni sono meno conosciuti, ma per questo più sorprendenti, perché scopriremo che non hanno nulla da invidiare ai luoghi più noti. Uno degli itinerari sarà speciale: un’escursione fuori Città, nell’incantevole isola di Procida, Capitale italiana della cultura per l’anno 2022.

 

Il presepe (prima parte)
• Il presepe (seconda parte)
• La Chiesa di San Giovanni a Carbonara: una sorpresa
• I trasporti e le famose “Stazioni dell’Arte” della metropolitana (prima parte)
• Le “Stazioni dell’Arte” (seconda parte)
• La basilica di San Domenico Maggiore: storia, arte e cultura
• Procida: Capitale italiana della cultura 2022

• Il Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore: secoli di storia

 

Storia millenaria, aneddoti, segreti misteriosi e tradizioni accompagneranno la descrizione; daranno anima e cuore ai siti incontrati. Proiezioni di slide ci immergeranno nei luoghi e completeranno il racconto, lasciando il desiderio di fare un vero viaggio in questa Città che attrae tutti, anche se a volte non lo confessano.
 
 DOCENTE     Costantino Truppi
 PROGRAMMA LEZIONI     Quindicinale  (8 incontri)
 GIORNO E ORARIO     Mercoledì 16:30  –  17:30
DATE MENSILI     Dic. 01 – 15   Feb. 16
  Mar. 02-16-30   Apr. 13   Mag. 04

 

                        ♦•♦•♦♦•♦•♦

 

PADRE ROCCO E IL PRESEPE

Visse nel Settecento a Napoli, e vi morì nel 1782 a 82 anni, un monaco domenicano molto conosciuto e amato fra la gente del popolo; questo monaco si chiamava Padre Gregorio Rocco. Come scriveva Alexandre Dumas, era più potente a Napoli del Sindaco, dell’Arcivescovo e anche del Re.

Si dedicò completamente alla povera gente, con opere di assistenza e apostolato. Ogni anno, per quasi cinquanta anni, ai primi di dicembre, girava instancabilmente per le povere case, esortando le famiglie ad allestire un presepe in occasione del Natale. A lui soprattutto si deve l’estensione di questa usanza nelle abitazioni, oltre che nelle chiese. Con lui l’immagine della Natività non fu più una ricostruzione inserita a Betlemme, ma si integrò con le scene di vita quotidiana a Napoli: l’osteria, la lavandaia, etc.; così nacque il presepe come lo intendiamo oggi.

Fu consigliere di Re Carlo III di Borbone, che lo teneva in grande considerazione; gli fece realizzare opere pubbliche importanti a vantaggio dei poveri. Convinse anche Il Re a preparare un presepe; anzi, il Re si appassionò a quest’arte e coinvolse tutta la sua corte; quindi, se lo faceva il Re… Da una testimonianza dell’epoca: “Il giovane Carlo ogni anno con le regie proprie sue mani facea il presepe, al quale era devotissimo, aiutato dalla Regina sua sposa, Maria Amalia di Sassonia, che occupavasi nel fare gli abiti, da vestirne i pastori“.

Così per emulazione il presepe si diffuse anche fra i nobili. Il presepe del Settecento fu il cosiddetto presepe cortese o di corte, per distinguerlo dal presepe di chiesa: infatti assunse una connotazione diversa. Diventò un’esperienza mondana e laica, un divertimento, un gioco alla moda della corte e dell’aristocrazia, un impegno di élite, al quale ci si dedicava nelle ore “sfaccendate“. Inoltre il contrasto tra i nobili del seguito dei Magi e i lazzari, i cosiddetti “cafoni”, è spinto ai limiti del grottesco. Si deride il gran numero di emarginati, di “diversi”; a questi emarginati si paragonano i nobili del corteo regale, figure che esaltano e decantano la propria condizione sociale. In definitiva allestire il presepe diventò un hobby, a metà strada fra cristiano, pagano e magico. Nei presepi di chiesa invece non si vedeva nulla di simile: infatti la chiesa rifiutò questi teatrini profani.

Tornando a Padre Rocco, bisogna dire però che fra il Re e il frate non ci fu sempre accordo. Nel 1734 il Re voleva legalizzare il gioco del Lotto, che era clandestino, per ricavarne utili, ma il frate si oppose e scoppiò una violenta disputa. Padre Rocco, legato al Re da un rapporto di amore – odio, sosteneva che non era giusto introdurre un “così ingannevole e amorale diletto” in un paese cattolico. Alla fine il Re la spuntò, a un patto: nella settimana del Natale sarebbe stato sospeso, per non distrarre il popolo dalle preghiere. Ma la gente si organizzò ugualmente: i novanta numeri furono messi in panarielli di vimini e si disegnarono numeri sulle cartelle; così il gioco pubblico divenne di famiglia e prese il nome di tombola, dal capitombolo che faceva il numero nel cadere sul tavolo dal panariello.

Info sull'autore

acubrugherio administrator

Lascia una risposta