FRANCISCO GOYA
La guerra non finisce mai! Nel 1808 il popolo spagnolo si solleva contro Napoleone che aveva nominato suo fratello come re; le sue truppe reprimono nel sangue la rivolta popolare, Francisco Goya rappresenta l’orrore di quei momenti nel dipinto: LA FUCILAZIONE DEL 3 MAGGIO 1808.
In questa opera Goya rappresenta la crudeltà dell’uomo quando perde la ragione! La tela racconta l’episodio drammatico dell’invasione delle truppe napoleoniche a Madrid; i soldati francesi invadono la città e, dopo aver ucciso i militari, catturano dei civili e il 3 maggio li fucilano sulla montagna del PRINCIPE PIO. I soldati in divisa e tutti in posizione, sono rappresentati di spalle e in penombra come se Goya, di proposito, non voglia dare loro un volto; sono esseri anonimi, privi di sentimento, come un’unica macchina da guerra, senza anima né volontà… una macchina da guerra al servizio del potere, addestrati ad eseguire gli ordini.
Le vittime, a sinistra, sono rischiarate dalla luce di una grossa lanterna. I morti a terra, bocconi nel loro sangue, uno sopra l’altro. Dietro, le persone ancora vive hanno i volti pieni di terrore e aspettano il proprio turno. Fra tutti emerge un uomo con la camicia bianca e i pantaloni gialli: una macchia di luce abbagliante nella penombra; é inginocchiato, gli occhi sbarrati, invoca pietà e allarga le braccia nel gesto disperato che ci ricorda la croce. La città sullo sfondo è lontana, avvolta nel buio. Goya non esalta il MITO IDEALIZZATO DELL’EROE, non ci mostra il coraggio degli uomini…ci mostra la loro ingiusta sconfitta!
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Le parole: MURALISMO, MURALES, MURALISTA sono ormai entrate nel linguaggio artistico odierno; sono però legate all’esperienza di pittori rivoluzionari messicani che, a partire dagli anni ’20 in poi, hanno raccontato su chilometri quadrati di pareti la storia e gli avvenimenti della loro terra. Il Messico é stato il primo paese in cui gli artisti si sono ribellati alle forme predominanti di una produzione figurativa destinata a decorazione estetica della dimora del ricco o dell’intellettuale. L’esperienza artistica messicana dal 1920 in poi, rappresenta il più grande esempio di realismo epico contemporaneo. DAVID ALFARO SIQUEIROS (1896 Città del Messico; 1974 Cuernavaca) é stato uno dei più importanti protagonisti di questo movimento
ESPLOSIONE NELLA CITTÀ. É un’ opera del 1935; un grande fumo nero che si disperde nel cielo, ha la forma di un grande fungo, sotto, appena visibili, ci sono delle fiamme che avvolgono ciò che resta di una città… Tutto intorno c’è il nulla; sembra quasi una profezia:…é l’annuncio di una catastrofe che arriverà fra qualche anno…la bomba nucleare che si abbatterà su Hiroshima e Nagasaki annientando popolazioni intere!
L’ECO DEL PIANTO 1937. Ecco rappresentata la catastrofe della guerra, di tutte le guerre, guerre che hanno distrutto ogni cosa, guerre che hanno ucciso intere popolazioni. In mezzo alle macerie, c’è un bambino, solo, seduto tra pezzi di ferraglia di ogni tipo; é un bambino che piange, il suo pianto dirotto ha dilatato e ingrandito il suo volto che campeggia in alto: é il volto sfatto di un bimbo che urla la sua disperazione. E il suo pianto dirotto si diffonde come una ECO tragica tra le rovine di una terra distrutta: é la guerra, una tragedia che, come un’ECO si amplifica sempre di più…. La storia si ripete…
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PABLO PICCASSO E LA GUERRA.
La guerra di Corea fu combattuta tra il 1950 e il 1953 e in questi tre anni si fronteggiarono i due eserciti nazionali del Nord e del Sud. Gli Stati Uniti del presidente Truman intervennero a fianco della Corea del Sud insieme agli altri componenti del Patto Atlantico ma con la presenza militare più massiccia; a fianco della Corea del Nord scesero in campo l’Unione sovietica e la Cina maoista. Come era già successo per l’atroce bombardamento a Guernica, questo avvenimento costrinse Picasso a prendere una posizione; per ragioni umanitarie e per mostrare concretamente il suo odio nei confronti delle guerre, l’artista si sente in dovere di rappresentare e denunciare l’orrore per questa nuova esplosione di violenza. E la sua reazione fu: MASSACRO IN COREA.
Picasso non parteggiò né per l’una né per l’altra parte, alzò semplicemente la voce contro il Male e si ispirò a Goya, all’opera nella quale Goya aveva messo alla gogna l’annientamento della Libertà a causa della forza bruta. Nell’opera di Picasso, le vittime non sono ribelli, ma donne, uomini e bambini raffigurati nudi perché indifesi e inermi. l’ opera documenta le atrocità della guerra e le figure sono dipinte con molta durezza. Come in Guernica, il colore é assente, per accentuare maggiormente questa nuova tragedia. Le donne sono incinte per rappresentare la nascita di una nuova vita, i bambini si stringono fra le braccia degli adulti, si aggrappano ai loro corpi o accorrono spaventati tra loro. Ma c’è un bimbo, il più piccolo, che non si accorge di ciò che sta accadendo e continua nel suo gioco e coglie un fiore. I soldati sono schierati come nel dipinto di Goya, ma qui sono raffigurati come fossero burattini robot, figure metalliche senza volto, robot destinati a macchine da guerra che, come i soldati in divisa di Goya, sono al servizio dei potenti addestrati solo a eseguire gli ordini del potere. A Picasso chiesero perché lui rappresentasse le scene orribili dei disastri della guerra, e lui rispose: “PER AVERE ALMENO LA SODDISFAZIONE DI ESORTARE CONTINUAMENTE GLI UOMINI A NON ESSERE DEI BARBARI!”
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Giuseppe Mentessi, Ferrara 1857, Milano 1931. Nato in una modesta famiglia, rimane orfano di padre a soli 5 anni e, per seguire la sua passione per l’arte conduce una vita di privazioni, una vita però sorretta dall’affetto della madre analfabeta che aveva intuito le sue qualità artistiche. Frequenta l’ateneo di Ferrara dove conosce Previati, di cui diventa amico. Continua poi la sua formazione a Parma e poi a Brera, sempre sostenuto da “sussidi per merito”.
All’inizio del 1890, a Milano, si avvicina all’ambiente socialista e stringe amicizia con l’avvocato Luigi Majno e qui orienta il suo modo di dipingere verso gli ideali umanitari dell’ultimo ottocento. “Non v’era dolore, o calamità sociale che non si traducesse per lui in una espressione d’arte pensosa e consolatrice
Giuseppe Mentessi alla fine degli anni 90 orienta la sua arte al metodo del colore “diviso”dei Divisionisti. Quando parliamo di questa corrente artistica subito pensiamo a Segantini, a Previati a Pellizza da Volpedo e alle loro opere…opere che ti fanno respirare aria di montagna e che ti trasmettono l’armonia tra UOMO e NATURA….
Ma in questo dipinto si coglie qualcosa di terribilmente attuale…
Due mani… soltanto due mani strette dai ferri di due manette…due mani nodose che cercano di stringere disperatamente una testolina di bimba che si copre il viso con la mano e piange. Due volti di persone anonime ma che non sono lontane nel tempo… perché sono storie che ancora oggi più che mai vediamo…!
Questo dipinto é ispirato alle sanguinose repressioni di BAVA BECCARIS in seguito ai moti popolari di Milano del maggio del 1898; dure repressioni e crudeli uccisioni che lo stesso Mentessi così commenta: ” Io pure provai vivissimo dolore e sdegno ed un’ira grande: io non posso pensare alle manette, alla prigionia senza provare sensazioni di sdegno, di dolore, di spavento e di odio così profonde che mi sconvolgono e mi inquietano penosamente…”
LACRIME,1898, tempera e pastello..
“Un dopo pranzo della scorsa estate passeggiavo fuori di porta quando in una larga campagna di granoturco…scorsi venire una contadina, con una figlioletta già grande in collo, dalla figura malata, tristi ambedue e sofferenti… E di sopra il cielo vasto e ridente, nella luce grigio argentea morente nello squallido viola del tramonto; e intorno l’ubertosa campagna matura, trionfatrice…. Il contrasto era troppo stridente: la miseria, forse la fame, in mezzo a quella insolente e sana ricchezza!…Sentii il quadro e il titolo…” Giuseppe Mentessi…
PANEM NOSTRUM QUOTIDIANUM, olio su tela 112×112 cm. Museo dell’ Ottocento, Ferrara.
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Queste opere variopinte sono di Maria Prymachenko artista autodidatta, nata da una famiglia di contadini nel 1909 in un paesino a 30 km da Chernobyl e morta a 88 anni. Molti dei suoi coloratissimi dipinti erano conservati nel museo di Ivankiv, distrutto domenica 27 febbraio dall’esercito russo!
[Le sue opere non ci sono più… Maria Prymachenko, Artista Donna, non esiste più..sta a noi continuare a fare rivivere le sue opere
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RAFFAELLO SANZIO: “UNA VITA FELICE”, I RITRATTI
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ANTONIO LIGABUE
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A Brugherio, in piazza Giovanni XXIII, c’è una scultura imponente, quante volte ci siamo passati davanti dando solo un’occhiata frettolosa, e senza magari capirne il vero significato! Il nome di questa Opera d’Arte é: “Lo Spirito di un Luogo Sereno“…é stata realizzata dall’Artista Max Squillace, e queste sono le sue parole…
L’elemento dominante è il Sole, raffigurato su entrambe le facce: il Sole é sorgente di Luce, Calore, Vita…
L’energia che ne proviene é rappresentata da una Cascata d’Acqua che é Origine e Veicolo di ogni forma di Vita…
Sul piano fisico, in quanto Dono del Cielo, l’Acqua é simbolo Universale di Fecondità e Fertilità…
L’ albero, le cui radici attingono la Vita dall’acqua della cascata che fluisce alla base del monumento, é simbolo della Vita in continua evoluzione, in ascensione verso il Cielo…
L’albero mette in comunicazione i tre livelli del Cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano nella profondità in cui affondano, la superficie della terra per il tronco e i primi rami, e i Cieli per i rami superiori
La parte più esterna raffigura l’Universo: é un cerchio, simbolo della perfezione, di assenza di distinzione e di divisione… La parte superiore del cerchio é aperta ad assorbire quell’energia che é il motore del nostro Vivere…” Max Squillace
Le grandi dimensioni di questo monumento, ci ricordano che noi uomini siamo esseri minuscoli di fronte alla Natura e alla sua Grande Bellezza…e, quindi, dobbiamo Rispettare e Amare quello Spirito di un Luogo Sereno che ha ispirato Max Squillace!
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(affresco museo di Monterchi)

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Appello straziante della regista afghana #SahraaKarimi Settembre 2021
“A tutte le comunità del mondo
Vi scrivo con il cuore spezzato e la speranza che possiate unirvi a me nel proteggere la mia bella gente. Nelle ultime settimane hanno preso il controllo di così tante province. Hanno massacrato il nostro popolo, hanno rapito molti bambini, hanno venduto bambine come spose minorenni ai loro uomini, hanno assassinato donne per il loro abbigliamento, hanno torturato e assassinato uno dei nostri amati comici, hanno assassinato uno dei nostri poeti storici, hanno assassinato il capo della cultura e dei media per il governo, hanno assassinato persone affiliate al governo, hanno appeso pubblicamente alcuni dei nostri uomini, hanno sfollato centinaia di migliaia di famiglie…
I media, i governi e le organizzazioni umanitarie mondiali tacciono come se questo “accordo di pace” con i talebani fosse legittimo. Non è mai stato legittimo… Se i talebani hanno preso il sopravvento, vieteranno anche ogni arte… Spoglieranno i diritti delle donne, saremo spinti nell’ombra delle nostre case e delle nostre voci, la nostra espressione sarà soffocata …
Non capisco questo mondo. Non capisco questo silenzio. Io resterò a combattere per il mio paese, ma da sola non ce la faccio. Ho bisogno di alleati/e. Per favore aiutateci a far sì che questo mondo si ‘preoccupi di quello che ci sta succedendo…
Siate le nostre voci fuori dall’Afghanistan.
Non avremo accesso a internet o a nessuno strumento di comunicazione… Per favore per quanto potete condividere questo fatto con i vostri media e scrivete di noi sui vostri social. Il mondo non dovrebbe voltarci le spalle…aiutateci
Grazie mille. Apprezzo così tanto il vostro cuore puro e vero. Sahraa Karimi, صحرا كريمي”
“No donna non piangere…”così canta Bob Marley! Ma come si fa a non piangere pensando al destino delle donne afgane, costrette a vivere nella prigione della loro casa…!
Donne costrette a non mostrare il loro volto…il loro sguardo, la lucentezza dei loro occhi… Lo splendore del loro sorriso..! Donne private del diritto alla Cultura, Donne fantasma, Donne diventate macchine per fare figli..!
“Voglio colorare i brutti ricordi della guerra, e se coloro questi brutti ricordi, allora cancello la guerra dalla mente delle persone…” Shamsia Hassani é una street art afghana, ma prima di tutto é una Donna che sui muri di Kabul , denuncia la totale mancanza di diritti delle donne afgane sotto il regime totalitario dei talebani. La sua é un’Arte di Denuncia Sociale.
Le sue donne indossano abiti colorati, ma i loro sguardi sono abbassati, privi di sorriso…questa ragazza stringe al petto la tastiera del pianoforte…ma dietro, uomini neri come ombre scure, la guardano impugnando i loro fucili.. (1)
Una donna accovacciata dentro una casa rosso sangue, una casa prigione che quasi la soffoca, una piccola finestrella con le sbarre…le mani abbracciano le ginocchia, il capo é abbassato…e fuori mine vaganti che la circondano! (2)
La ragazza, con gesto gentile, offre un vaso con un fiore all’uomo con la barba lunga, vestito di nero che impugna il fucile… (3)
Ma l’uomo, con gesto brutale, butta il vaso a terra…e lei si inginocchia e piange, il viso nascosto dalle mani…ma il vaso non si è rotto e il fiore luminoso é ancora Vivo…la Speranza é ancora accesa! (4)
Ma noi vogliamo pensare a un “domani vicino” e vedere le donne afghane volteggiare su un’altalena, sopra a un prato fiorito e con lo sguardo rivolto a un cielo sgombro di nuvole e odore acre di guerra…un cielo finalmente terso e azzurro..! (5)
” L’Arte cambia la Mente delle persone e le persone cambiano il Mondo!” Shamsia Hassani.
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…e il naufragar m’é dolce in questo mare…
Friedrich é un artista Romantico e il tema amato da questi artisti é il SENTIMENTO DEL SUBLIME contrapposto al BELLO ESTETICO dei Classici. Un Bello oscuro e tenebroso perché SUBLIME é ciò che commuove il nostro animo e che può provocare quindi anche un senso di orrore, pericolo e dolore. L’ oscurità, la solitudine, il silenzio di questi paesaggi, danno la sensazione dell’INFINITO, di una NATURA infinita, grandiosa, smisurata…ma anche terribile e catastrofica se noi tentiamo di sovrastarla…
Caspar David Friedrich nasce in una piccola cittadina sul mar Baltico, in Germania e i suoi paesaggi sono quelli misteriosi della sua infanzia, fatti di orizzonti immensi.
Friedrich dipinge IL VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA… nello stesso anno in cui Leopardi scrisse L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di la da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
lo nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cosi tra questa
Immensita s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’e dolce in questo mare
Un uomo in primo piano osserva un paesaggio montuoso. É un Viandante, che, con il suo bastone, ha raggiunto una roccia…é arrivato così in alto dopo aver camminato a lungo, da solo… É rappresentato di spalle, appoggiato al suo compagno di viaggio, il vento scompiglia i suoi capelli, e lui guarda lontano…il cielo, le nuvole che avvolgono le rocce e la leggera brezza che muove le fronde degli alberi…
Ma non è lui il protagonista del dipinto, perché il nostro sguardo và oltre, e vaga verso le rocce che si immergono in un Mare di Nebbia…e si perde nell’Infinito! E l’uomo, di cui non vediamo il volto, ha un compito preciso: quello di invitarci e guidarci a Contemplare la Natura.. quasi a volerci comunicare che questa Natura Immensa e Misteriosa, é Sacra e, quindi và Rispettata!
…e il naufragar m’é dolce in questo mare…
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Una Grande Artista Donna: Georgia O’Keeffe…
Nasce nel Wisconsin nella fattoria dei suoi genitori, la semplicità della vita di campagna con i fiori, i campi dorati e il tranquillo isolamento nei mesi invernali, saranno determinanti nelle sue opere perché le permetteranno di osservare meglio la Natura.
Rivoluzionerà la pittura di genere floreale dipingendo tele di grandi dimensioni e rappresentando fiori in primo piano che sembrano osservati attraverso una lente d’ingrandimento. I primi giganteschi fiori che riempiono l’intero spazio pittorico della tela, sono diventati il simbolo della sua Arte.
L’idea di ingrandire le sue rappresentazioni deriva dal fatto che un piccolo fiore scompare dalla vista e dall’ osservazione di tutti. Due gigli calla su sfondo rosa: questi fiori sono dipinti a distanza ravvicinata, non ci sono né gambo né foglie…é come se l’artista ci suggerisse di completarli; quindi il grande fiore acquista una importanza assoluta, quasi umana. Il suo modo di vedere e osservare un fiore é paragonabile a modo di un’ape o di una farfalla di vedere lo stesso fiore..
I fiori e le foglie dipinte da Georgia O’Keeffe, sono fiori e foglie visti
in tutti i loro dettagli botanici, una macro pittura che li trasforma in una armoniosa sinfonia di colori!
“Un fiore é relativamente piccolo… nessuno osserva realmente un fiore. Un fiore é troppo piccolo…noi non abbiamo tempo per osservare… Così mi sono detta: dipingerò ciò che il fiore significa per me..ma lo dipingerò grande e indurrò così la gente a prendersi il tempo per osservarlo…”
Georgia O’Keeffe muore nel New Mexico a 98 anni : una Donna con tutte le sue rughe e uno sguardo pensoso…
una Bellezza Affascinante!
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25 APRILE CON GUERNICA
Il 26 aprile 1937 Pablo Picasso é a Parigi, deve pensare a cosa preparare per l’esposizione parigina che avverrà fra pochi mesi.. quando i giornali riportano delle terribili immagini in bianco e nero…:la strage di Guernica..!
Lunedì 26 aprile 1937 a Guernica era giorno di mercato e molta gente affollava la piccola cittadina basca; proprio qui, l’aviazione tedesca, per ordine di Francisco Franco, sperimentò il primo bombardamento a tappeto provocando un massacro tra la popolazione civile. Sotto la violenta impressione provocata da questo crimine, Picasso dipinge, su sette metri di tela, questo capolavoro. Volti, figure e corpi sono scomposti e frantumati da una geometria violenta e distruttrice, come violenti e distruttori sono stati i mezzi bellici impiegati contro la popolazione di Guernica.
Il Toro é il simbolo della Spagna, e davanti ai suoi occhi si svolge il dramma: inginocchiata ai suoi piedi, una madre tiene sulle ginocchia il corpo senza vita del figlio. Il suo capo é rivolto in alto ed è al Cielo che urla il suo disperato dolore.
Un cavallo urla come impazzito e nella sua bocca spalancata si intravede una bomba.
Un braccio allungato impugna una lucerna che, insieme alla lampadina accesa dentro un grande occhio, simboleggia la Ricerca della Verità sul luogo del crimine.
In mezzo a questa tragedia, un simbolo di speranza: accanto alla mano del guerriero caduto che impugna la spada spezzata, germoglia un fiore.
Una donna, dal volto allungato, sporge dalla finestra, mentre un’altra, dal corpo sgraziato, cerca di fuggire.
Chiude il dipinto una donna dentro la sua casa in fiamme che lancia il suo ultimo grido di dolore al Cielo… perché solo dal Cielo può essere raccolto…
La riproduzione di questo quadro verrà vietata in Italia e in Germania fino al crollo delle dittature; e Picasso volle che il dipinto venisse portato in Spagna solo dopo la morte del dittatore Francisco Franco avvenuta nel 1975; fino ad allora la tela fu ospitata in un museo a New York.
Quest’opera non illustra un fatto storico ma è di per sé un fatto storico che trascinerà una vasta schiera di intellettuali e democratici a combattere al fianco della democrazia contro il nazifascismo.
Quando durante l’esposizione parigina del 1937 un ufficiale nazista si avvicinò a Picasso e gli chiese:”Siete stato voi a fare questo?” Picasso rispose:”No! Siete stati voi!”…
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Don Chisciotte di Francesco Guccini
Kandinsky con Lirica e Acquarello n.23.
“Ho letto millanta storie di cavalieri erranti, di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti…Nel mondo, oggi più di ieri, domina l’ingiustizia, ma di eroici cavalieri, non abbiamo più notizia..”
Il soggetto del cavallo e del cavaliere é un tema antico e universale, perché legato alla fiaba, al folklore e alla leggenda, come San Giorgio che uccide il drago o Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.
Vassili Kandinsky, pittore russo, é il primo artista che compie il passaggio dall’arte figurativa, come imitazione della realtà, all’arte puramente astratta. Per primo cerca un’arte che indaga il mondo interiore, quello dell’anima.
Nelle sue opere elimina ogni riferimento al mondo reale per utilizzare solamente forme linee e colore.
L’immagine del cavallo e del cavaliere si ripete spesso nelle sue opere, e, fra puntini che si gonfiano e diventano cerchi, linee rette che si intersecano, segmenti spezzettati e virgole che si allungano, sta al nostro occhio indagare per trovare l’immagine…Un cavaliere errante chino sulla groppa del suo cavallo in corsa, un destriero lanciato al galoppo, e, nella mitologia indiana, é proprio il cavallo che conosce la strada che conduce fino al cielo!
É un cavaliere che corre, con o senza lancia in pugno, e combatte contro un drago o un groviglio caotico… un tema simbolico che ha un sapore magico: la lotta del bene contro il caos e il male
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Vincent van Gogh e Notte stellata.
“Caro Theo non so nulla con certezza…ma la vista delle stelle mi fa sognare…”
Van Gogh fu un autodidatta che iniziò a dipingere per una sua necessità interiore, anche se guardò con molta attenzione i movimenti artistici della sua epoca.
La sua fu una vita di insuccessi, la carriera di mercante d’arte finì con il licenziamento, gli studi di teologia vennero interrotti, lavorò come predicatore laico nel settore carbonifero belga fra gente poverissima…ma perse anche questo lavoro…
Si trovò a dipendere economicamente dal fratello Theo con il quale intesserà una fitta e appassionata corrispondenza.
Non ebbe mai un legame affettivo e neppure una amicizia sincera; in questo modo l’Arte divenne l’unico suo sfogo, il mezzo con cui elaborare le sue esperienze, i fallimenti ma anche le sue speranze…
Notte stellata, 1889. Rappresenta un paesaggio sotto un cielo stellato, le pennellate sono corpose e i colori che prevalgono sono il blu e il giallo.
Il silenzio notturno di un piccolo paese é rotto da un’onda che attraversa il cielo, illuminato da stelle, simili a vortici di luce, e da una falce di luna accecante di un inusuale colore arancione…una luna che ha più l’aspetto di un sole.
In basso, il ricordo della sua Olanda: un paesaggio realistico fatto di case con le finestre illuminate, una chiesa, dal campanile così appuntito che pare la lama di una spada; in fondo, degli alberi di ulivo, dipinti come piccole onde. E, in primo piano a sinistra, a tagliare il cielo, c’è un grande cipresso la cui chioma ondeggia come una fiamma. In alto il decorativismo fantastico di un cielo stellato, in cui primeggia una grande onda…e il cielo ci appare come invaso da fuochi d’artificio…
“Caro Theo, possiamo riuscire a creare una natura più esaltante e più piacevole di quella che si può intravedere con un solo fuggevole sguardo alla realtà…”
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Maria nella bottega di un falegname

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Giulia Santambrogio classe 1996, brugherese, Laurea in Discipline della Valorizzazione dei Beni Culturali all’Accademia di Brera.

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… GIOVANI E … DIVERSAMENTE GIOVANI!!!

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“Ritorno dal bosco”– 1890. Giovanni SEGANTINI

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Avvolte nella calda luce solare,
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27 GENNAIO ….. PER NON DIMENTICARE CIO’ CHE E’ STATO …

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ELISABETH BARRET BROWNING

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DANZARE LA VITA

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Lettera di van gogh al fratello
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GIOTTO – ADORAZIONE DEI MAGI – CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI – PADOVA

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Il Quarto Stato Giuseppe Pellizza da Volpedo 1868/1902.

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ADORAZIONE DEI PASTORI (george de la tour)

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FESTA DELL’IMMACOLATA … AVE MARIA

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CARAVAGGIO ADORAZIONE DEI PASTORI

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TRA ARTE E POESIA

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Prepariamoci al Natale con la bellezza dell’Arte…

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