Le rubriche di Milena Sangalli

Le rubriche di Milena Sangalli

FRANCISCO  GOYA

La guerra non finisce mai! Nel 1808 il popolo spagnolo si solleva contro Napoleone che aveva nominato suo fratello come re; le sue truppe reprimono nel sangue la rivolta popolare, Francisco Goya rappresenta l’orrore di quei momenti nel dipinto: LA FUCILAZIONE DEL 3 MAGGIO 1808.

In questa opera Goya rappresenta la crudeltà dell’uomo quando perde la ragione! La tela racconta l’episodio drammatico dell’invasione delle truppe napoleoniche a Madrid; i soldati francesi invadono la città e, dopo aver ucciso i militari, catturano dei civili e il 3 maggio li fucilano sulla montagna del PRINCIPE PIO. I soldati in divisa e tutti in posizione, sono rappresentati di spalle e in penombra come se Goya, di proposito, non voglia dare loro un volto; sono esseri anonimi, privi di sentimento, come un’unica macchina da guerra, senza anima né volontà… una macchina da guerra al servizio del potere, addestrati ad eseguire gli ordini.

Le vittime, a sinistra, sono rischiarate dalla luce di una grossa lanterna. I morti a terra, bocconi nel loro sangue, uno sopra l’altro. Dietro, le persone ancora vive hanno i volti pieni di terrore e aspettano il proprio turno. Fra tutti emerge un uomo con la camicia bianca e i pantaloni gialli: una macchia di luce abbagliante nella penombra; é inginocchiato, gli occhi sbarrati, invoca pietà e allarga le braccia nel gesto disperato che ci ricorda la croce. La città sullo sfondo è lontana, avvolta nel buio. Goya non esalta il MITO IDEALIZZATO DELL’EROE, non ci mostra il coraggio degli uomini…ci mostra la loro ingiusta sconfitta!

 

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Le parole: MURALISMO, MURALES, MURALISTA sono ormai entrate nel linguaggio artistico odierno; sono però legate all’esperienza di pittori rivoluzionari messicani che, a partire dagli anni ’20 in poi, hanno raccontato su chilometri quadrati di pareti la storia e gli avvenimenti della loro terra. Il Messico é stato il primo paese in cui gli artisti si sono ribellati alle forme predominanti di una produzione figurativa destinata a decorazione estetica della dimora del ricco o dell’intellettuale. L’esperienza artistica messicana dal 1920 in poi, rappresenta il più grande esempio di realismo epico contemporaneo. DAVID ALFARO SIQUEIROS (1896 Città del Messico; 1974 Cuernavaca) é stato uno dei più importanti protagonisti di questo movimento

ESPLOSIONE NELLA CITTÀ. É un’ opera del 1935; un grande fumo nero che si disperde nel cielo, ha la forma di un grande fungo, sotto, appena visibili, ci sono delle fiamme che avvolgono ciò che resta di una città… Tutto intorno c’è il nulla; sembra quasi una profezia:…é l’annuncio di una catastrofe che arriverà fra qualche anno…la bomba nucleare che si abbatterà su Hiroshima e Nagasaki annientando popolazioni intere!

 

L’ECO DEL PIANTO 1937.  Ecco rappresentata la catastrofe della guerra, di tutte le guerre, guerre che hanno distrutto ogni cosa, guerre che hanno ucciso intere popolazioni. In mezzo alle macerie, c’è un bambino, solo, seduto tra pezzi di ferraglia di ogni tipo; é un bambino che piange, il suo pianto dirotto ha dilatato e ingrandito il suo volto che campeggia in alto: é il volto sfatto di un bimbo che urla la sua disperazione. E il suo pianto dirotto si diffonde come una ECO tragica tra le rovine di una terra distrutta: é la guerra, una tragedia che, come un’ECO si amplifica sempre di più…. La storia si ripete…

 

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PABLO PICCASSO E LA GUERRA

La guerra di Corea fu combattuta tra il 1950 e il 1953 e in questi tre anni si fronteggiarono i due eserciti nazionali del Nord e del Sud. Gli Stati Uniti del presidente Truman intervennero a fianco della Corea del Sud insieme agli altri componenti del Patto Atlantico ma con la presenza militare più massiccia; a fianco della Corea del Nord scesero in campo l’Unione sovietica e la Cina maoista. Come era già successo per l’atroce bombardamento a Guernica, questo avvenimento costrinse Picasso a prendere una posizione; per ragioni umanitarie e per mostrare concretamente il suo odio nei confronti delle guerre, l’artista si sente in dovere di rappresentare e denunciare l’orrore per questa nuova esplosione di violenza. E la sua reazione fu: MASSACRO IN COREA.

Picasso non parteggiò né per l’una né per l’altra parte, alzò semplicemente la voce contro il Male e si ispirò a Goya, all’opera nella quale Goya aveva messo alla gogna l’annientamento della Libertà a causa della forza bruta. Nell’opera di Picasso, le vittime non sono ribelli, ma donne, uomini e bambini raffigurati nudi perché indifesi e inermi. l’ opera documenta le atrocità della guerra e le figure sono dipinte con molta durezza. Come in Guernica, il colore é assente, per accentuare maggiormente questa nuova tragedia. Le donne sono incinte per rappresentare la nascita di una nuova vita, i bambini si stringono fra le braccia degli adulti, si aggrappano ai loro corpi o accorrono spaventati tra loro. Ma c’è un bimbo, il più piccolo, che non si accorge di ciò che sta accadendo e continua nel suo gioco e coglie un fiore. I soldati sono schierati come nel dipinto di Goya, ma qui sono raffigurati come fossero burattini robot, figure metalliche senza volto, robot destinati a macchine da guerra che, come i soldati in divisa di Goya, sono al servizio dei potenti addestrati solo a eseguire gli ordini del potere. A Picasso chiesero perché lui rappresentasse le scene orribili dei disastri della guerra, e lui rispose: “PER AVERE ALMENO LA SODDISFAZIONE DI ESORTARE CONTINUAMENTE GLI UOMINI A NON ESSERE DEI BARBARI!”

 

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Giuseppe Mentessi, Ferrara 1857, Milano 1931. Nato in una modesta famiglia, rimane orfano di padre a soli 5 anni e, per seguire la sua passione per l’arte conduce una vita di privazioni, una vita però sorretta dall’affetto della madre analfabeta che aveva intuito le sue qualità artistiche. Frequenta l’ateneo di Ferrara dove conosce Previati, di cui diventa amico. Continua poi la sua formazione a Parma e poi a Brera, sempre sostenuto da “sussidi per merito”.

All’inizio del 1890, a Milano, si avvicina all’ambiente socialista e stringe amicizia con l’avvocato Luigi Majno e qui orienta il suo modo di dipingere verso gli ideali umanitari dell’ultimo ottocento. “Non v’era dolore, o calamità sociale che non si traducesse per lui in una espressione d’arte pensosa e consolatrice

Giuseppe Mentessi alla fine degli anni 90  orienta la sua arte al metodo del colore “diviso”dei Divisionisti. Quando parliamo di questa corrente artistica subito pensiamo a Segantini, a Previati a Pellizza da Volpedo e alle loro opere…opere che ti fanno respirare aria di montagna e che ti trasmettono l’armonia tra UOMO e NATURA….

Ma in questo dipinto si coglie qualcosa di terribilmente attuale…

Due mani… soltanto due mani strette dai ferri di due manette…due mani nodose che cercano di stringere disperatamente una testolina di bimba che si copre il viso con la mano e piange. Due volti di persone anonime ma che non sono lontane nel tempo… perché sono storie che ancora oggi più che mai vediamo…!

Questo dipinto é ispirato alle sanguinose repressioni di BAVA BECCARIS in seguito ai moti popolari di Milano del maggio del 1898; dure repressioni e crudeli uccisioni che lo stesso Mentessi così commenta: ” Io pure provai vivissimo dolore e sdegno ed un’ira grande: io non posso pensare alle manette, alla prigionia senza provare sensazioni di sdegno, di dolore, di spavento e di odio così profonde che mi sconvolgono e mi inquietano penosamente…”

LACRIME,1898, tempera e pastello..

“Un dopo pranzo della scorsa estate passeggiavo fuori di porta quando in una larga campagna di granoturco…scorsi venire una contadina, con una figlioletta già grande in collo, dalla figura malata, tristi ambedue e sofferenti… E di sopra il cielo vasto e ridente, nella luce grigio argentea morente nello squallido viola del tramonto; e intorno l’ubertosa campagna matura, trionfatrice…. Il contrasto era troppo stridente: la miseria, forse la fame, in mezzo a quella insolente e sana ricchezza!…Sentii il quadro e il titolo…” Giuseppe Mentessi…

PANEM NOSTRUM QUOTIDIANUM, olio su tela 112×112 cm. Museo dell’ Ottocento, Ferrara.

 

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IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI
 
Nel 1971, 51 anni fa, John Lennon cantava:”immagina tutte le persone vivere in Pace…” Ma quanto tempo dobbiamo aspettare ancora per sconfiggere questo mostro, la guerra! E chi é che ha generato questo “mostro”?
“IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI di Francisco Goya, 1792/99
Questa incisione apre la raccolta dei CAPRICHOS e illustra l’orrore che si genera in assenza del pensiero razionale. Rappresenta un uomo che si è addormentato con la testa appoggiata sopra a un tavolo; sopra di lui ci sono pipistrelli, gufi, gatti neri, animali che, nella credenza popolare, simboleggiavano il male ed erano portatori di gravi sciagure e atroci sventure…
“IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI é il quadro di Renato Guttuso che ripropone con lo stesso titolo, quasi due secoli dopo, il quadro di Goya… Molti mostri sono circolati, altri stanno ancora circolando per il mondo….
“Il mostro di Guttuso, generato dal sonno della ragione, brandisce un coltello e una bomba a mano… É più intelligente (ed umano) invocare la guerra, sapendo che ciò non funzionerà, che getterà le basi per nuove terribili violenze, oppure riconoscere il fatto che violenza genera violenza?…
Forse dovremmo capire che lo strumento violenza é il MOSTRO che partorisce nuovi problemi alimentando la spirale dell’odio…. La guerra? Un MOSTRO che genera MOSTRI! Svegliamo la Ragione che ci faccia trovare strumenti NON violenti per la risoluzione delle controversie!” GINO STRADA
“IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI di Francisco Goya, 1792/99
“IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI di Renato Guttuso

 

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Queste opere variopinte sono di Maria Prymachenko artista autodidatta, nata da una famiglia di contadini nel 1909  in un paesino a 30 km da Chernobyl e morta a 88 anni. Molti dei suoi coloratissimi dipinti erano conservati nel museo di Ivankiv, distrutto domenica 27 febbraio dall’esercito russo!

[Le sue opere non ci sono più… Maria Prymachenko, Artista Donna, non esiste più..sta a noi continuare a fare rivivere le sue opere

 

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RAFFAELLO SANZIO: “UNA VITA FELICE”, I RITRATTI

 

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ANTONIO LIGABUE

 

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A Brugherio, in piazza Giovanni XXIII, c’è una scultura imponente, quante volte ci siamo passati davanti dando solo un’occhiata frettolosa, e senza magari capirne il vero significato! Il nome di questa Opera d’Arte é: “Lo Spirito di un Luogo Sereno“…é stata realizzata dall’Artista Max Squillace, e queste sono le sue parole…

 L’elemento dominante è il Sole, raffigurato su entrambe le facce: il Sole é sorgente di Luce, Calore, Vita…

 L’energia che ne proviene é rappresentata da una Cascata d’Acqua che é Origine e Veicolo di ogni forma di Vita…

Sul piano fisico, in quanto Dono del Cielo, l’Acqua é simbolo Universale di Fecondità e Fertilità…

L’ albero, le cui radici attingono la Vita dall’acqua della cascata che fluisce  alla base del monumento, é simbolo della Vita in continua evoluzione, in ascensione verso il Cielo…

L’albero mette in comunicazione i tre livelli del Cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano nella profondità in cui affondano, la superficie della terra per il tronco e i primi rami, e i Cieli per i rami superiori

La parte più esterna raffigura l’Universo: é un cerchio, simbolo della perfezione, di assenza di distinzione e di divisione… La parte superiore del cerchio é aperta ad assorbire quell’energia che é il motore del nostro Vivere…” Max Squillace

Le grandi dimensioni di questo monumento, ci ricordano che noi uomini siamo esseri minuscoli di fronte alla Natura e alla sua Grande Bellezza…e, quindi, dobbiamo Rispettare e Amare quello Spirito di un Luogo Sereno che ha ispirato Max Squillace!

 

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Piero della Francesca, La Madonna del Parto
(affresco museo di Monterchi)
 
Piero della Francesca dipinge quest’opera, verso il 1450, per l’altare della Chiesa di Santa Maria di Momentana, in seguito demolita solo in parte per la costruzione del cimitero di Monterchi; rimase però la Cappella con questo affresco. Questo dipinto riuscì miracolosamente a mantenersi intatto, nonostante due disastrosi terremoti avvenuti nel 1789 e nel 1917, e questo fu, per la popolazione un segno divino. L’affresco fu in seguito staccato e posto in un Museo. E quando durante la fine della seconda guerra mondiale, le autorità arrivarono in paese per prelevare l’opera e metterla in un luogo più sicuro, le donne le scambiarono per ufficiali nazisti che volevano rubare la “loro Madonna”. Allora si misero a suonare le campane così forte che arrivò una gran folla armata di badili e zappe, come ci raccontò Piero Calamandrei in una poesia
Era la loro Madonna e le puerpere si affidavano a Lei per avere la protezione del bimbo che tenevano in grembo. Maria si presenta a noi come una apparizione mentre due angeli ci aprono una tenda. I capelli sono raccolti intorno al capo, il volto dall’ovale perfetto, é di un bianco luminoso, perlaceo; é una Madonna imponente come una TORRE D’AVORIO, TURRIS EBURNEA: Maria Vergine come “sede della Sapienza Divina.
Piero della Francesca la dipinge con l’abito d’epoca delle gestanti, caratterizzato dalla possibilità di “allargarsi” slacciando la plissettatura interna. E Maria, orgogliosa e fiera, posa la mano sul ventre, lo accarezza, lo protegge, perché da quel grembo, poi, nascerà un Sorriso…
: “….Sai che fra un’ora forse piangerai, poi la tua mano nasconderà un sorriso: gioia e dolore hanno il confine incerto nella stagione che illumina il viso. Ave Maria adesso che sei Donna, Ave alle Donne come Te Maria, femmine un giorno per un nuovo Amore, Povero o Ricco, Umile o Messia. Femmine un giorno e poi Madri per sempre, nella stagione che stagione non ha…”
Auguri con Pier della Francesca e Fabrizio de Andrè!

 

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Appello straziante della regista afghana #SahraaKarimi Settembre 2021
“A tutte le comunità del mondo

Vi scrivo con il cuore spezzato e la speranza che possiate unirvi a me nel proteggere la mia bella gente. Nelle ultime settimane hanno preso il controllo di così tante province. Hanno massacrato il nostro popolo, hanno rapito molti bambini, hanno venduto bambine come spose minorenni ai loro uomini, hanno assassinato donne per il loro abbigliamento, hanno torturato e assassinato uno dei nostri amati comici, hanno assassinato uno dei nostri poeti storici, hanno assassinato il capo della cultura e dei media per il governo, hanno assassinato persone affiliate al governo, hanno appeso pubblicamente alcuni dei nostri uomini, hanno sfollato centinaia di migliaia di famiglie…

I media, i governi e le organizzazioni umanitarie mondiali tacciono come se questo “accordo di pace” con i talebani fosse legittimo. Non è mai stato legittimo… Se i talebani hanno preso il sopravvento, vieteranno anche ogni arte… Spoglieranno i diritti delle donne, saremo spinti nell’ombra delle nostre case e delle nostre voci, la nostra espressione sarà soffocata …

Non capisco questo mondo. Non capisco questo silenzio. Io resterò a combattere per il mio paese, ma da sola non ce la faccio. Ho bisogno di alleati/e. Per favore aiutateci a far sì che questo mondo si ‘preoccupi di quello che ci sta succedendo…

Siate le nostre voci fuori dall’Afghanistan.

Non avremo accesso a internet o a nessuno strumento di comunicazione… Per favore per quanto potete condividere questo fatto con i vostri media e scrivete di noi sui vostri social. Il mondo non dovrebbe voltarci le spalle…aiutateci
Grazie mille. Apprezzo così tanto il vostro cuore puro e vero.                                                                                                                        Sahraa Karimi, صحرا كريمي”

“No donna non piangere…”così canta Bob Marley! Ma come si fa a non piangere pensando al destino delle donne afgane, costrette a vivere nella prigione della loro casa…!

Donne costrette a non mostrare il loro volto…il loro sguardo, la lucentezza dei loro occhi… Lo splendore del loro sorriso..! Donne private del diritto alla Cultura, Donne fantasma, Donne diventate macchine per fare figli..!

“Voglio colorare i brutti ricordi della guerra, e se coloro questi brutti ricordi, allora cancello la guerra dalla mente delle persone…”  Shamsia Hassani é una street art afghana, ma prima di tutto é una Donna che sui muri di Kabul , denuncia la totale mancanza di diritti delle donne afgane sotto il regime totalitario dei talebani. La sua é un’Arte di Denuncia Sociale.

Le sue donne indossano abiti colorati, ma i loro sguardi sono abbassati, privi di sorriso…questa ragazza stringe al petto la tastiera del pianoforte…ma dietro, uomini neri come ombre scure, la guardano impugnando i loro fucili.. (1)

Una donna accovacciata dentro una casa rosso sangue, una casa prigione che quasi la soffoca, una piccola finestrella con le sbarre…le mani abbracciano le ginocchia, il capo é abbassato…e fuori mine vaganti che la circondano! (2)

La ragazza, con gesto gentile, offre un vaso con un fiore all’uomo con la barba lunga, vestito di nero che impugna il fucile… (3)

Ma l’uomo, con gesto brutale, butta il vaso a terra…e lei si inginocchia e piange, il viso nascosto dalle mani…ma il vaso non si è rotto e il fiore luminoso é ancora Vivo…la Speranza é ancora accesa! (4)

Ma noi vogliamo pensare a un “domani vicino” e vedere le donne afghane volteggiare su un’altalena, sopra a un prato fiorito e con lo sguardo rivolto a un cielo sgombro di nuvole e odore acre di guerra…un cielo finalmente terso e azzurro..! (5)

” L’Arte cambia la Mente delle persone e le persone cambiano il Mondo!” Shamsia Hassani.

 

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…e il naufragar m’é dolce in questo mare…

Friedrich é un artista Romantico e il tema amato da questi artisti é il SENTIMENTO DEL SUBLIME contrapposto al BELLO ESTETICO dei Classici. Un Bello oscuro e tenebroso perché SUBLIME é ciò che commuove il nostro animo e che può provocare quindi anche un senso di orrore, pericolo e dolore. L’ oscurità, la solitudine, il silenzio di questi paesaggi, danno la sensazione dell’INFINITO, di una NATURA infinita, grandiosa, smisurata…ma anche terribile e catastrofica se noi tentiamo di sovrastarla…

Caspar David Friedrich nasce in una piccola cittadina sul mar Baltico, in Germania e i suoi paesaggi sono quelli misteriosi della sua infanzia, fatti di orizzonti immensi.

Friedrich dipinge IL VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA… nello stesso anno in cui Leopardi scrisse L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di la da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete
lo nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce

Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cosi tra questa
Immensita s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’e dolce in questo mare

Un uomo in primo piano osserva un paesaggio montuoso. É un Viandante, che, con il suo bastone, ha raggiunto una roccia…é arrivato così in alto dopo aver camminato a lungo, da solo… É rappresentato di spalle, appoggiato al suo compagno di viaggio, il vento scompiglia i suoi capelli, e lui guarda lontano…il cielo, le nuvole che avvolgono le rocce e la leggera brezza che muove le fronde degli alberi…

Ma non è lui il protagonista del dipinto, perché il nostro sguardo và oltre, e vaga verso le rocce che si immergono in un Mare di Nebbia…e si perde nell’Infinito! E l’uomo, di cui non vediamo il volto, ha un compito preciso: quello di invitarci e guidarci a Contemplare la Natura.. quasi a volerci comunicare che questa Natura Immensa e Misteriosa, é Sacra e, quindi và Rispettata!

…e il naufragar m’é dolce in questo mare…

 

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Una Grande Artista Donna: Georgia O’Keeffe

Nasce nel Wisconsin nella fattoria dei suoi genitori, la semplicità della vita di campagna con i fiori, i campi dorati e il tranquillo isolamento nei mesi invernali, saranno determinanti nelle sue opere perché le permetteranno di osservare meglio la Natura.

Rivoluzionerà la pittura di genere floreale dipingendo tele di grandi dimensioni e rappresentando fiori in primo piano che sembrano osservati attraverso una lente d’ingrandimento. I primi giganteschi fiori che riempiono l’intero spazio pittorico della tela, sono diventati il simbolo della sua Arte.

L’idea di ingrandire le sue rappresentazioni deriva dal fatto che un piccolo fiore scompare dalla vista e dall’ osservazione di tutti. Due gigli calla su sfondo rosa: questi fiori sono dipinti a distanza ravvicinata, non ci sono né gambo né foglie…é come se l’artista ci suggerisse di completarli; quindi il grande fiore acquista una importanza assoluta, quasi umana. Il suo modo di vedere e osservare  un fiore é paragonabile a modo di un’ape o di una farfalla di vedere lo stesso fiore..

I fiori e le foglie dipinte da Georgia O’Keeffe, sono fiori e foglie visti in tutti i loro dettagli botanici,  una macro pittura che li trasforma in una armoniosa sinfonia di colori!

“Un fiore é relativamente piccolo… nessuno osserva realmente un fiore. Un fiore é troppo piccolo…noi non abbiamo tempo per osservare… Così mi sono detta: dipingerò ciò che il fiore significa per me..ma lo dipingerò grande e indurrò così la gente a prendersi il tempo per osservarlo…”

 

 

 

Georgia O’Keeffe muore nel New Mexico a 98 anni : una Donna con tutte le sue rughe e uno sguardo pensoso…

una Bellezza Affascinante!

 

 

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25  APRILE  CON  GUERNICA

Il 26 aprile 1937 Pablo Picasso é a Parigi, deve pensare a cosa preparare per l’esposizione parigina che avverrà fra pochi mesi.. quando i giornali riportano delle terribili immagini in bianco e nero…:la strage di Guernica..!

Lunedì 26 aprile 1937 a Guernica era giorno di mercato e molta gente affollava la piccola cittadina basca; proprio qui, l’aviazione tedesca, per ordine di Francisco Franco, sperimentò il primo bombardamento a tappeto provocando un massacro tra la popolazione  civile.                                                                                             Sotto la violenta impressione provocata da questo crimine, Picasso dipinge, su sette metri di tela, questo capolavoro. Volti, figure e corpi sono scomposti e frantumati da una geometria violenta e distruttrice, come violenti e distruttori sono stati i mezzi bellici impiegati contro la popolazione di Guernica.

Il Toro é il simbolo della Spagna, e davanti ai suoi occhi si svolge il dramma: inginocchiata ai suoi piedi, una madre tiene sulle ginocchia il corpo senza vita del figlio. Il suo capo é rivolto in alto ed è al Cielo che urla il suo disperato dolore.

Un cavallo urla come impazzito e nella sua bocca spalancata si intravede una bomba.
Un braccio allungato impugna una lucerna che, insieme alla lampadina accesa dentro un grande occhio, simboleggia la Ricerca della Verità sul luogo del crimine.

In mezzo a questa tragedia, un simbolo di speranza: accanto alla mano del guerriero caduto che impugna la spada spezzata, germoglia un fiore.

Una donna, dal volto allungato, sporge dalla finestra, mentre un’altra, dal corpo sgraziato, cerca di fuggire.

Chiude il dipinto una donna dentro la sua casa in fiamme che lancia il suo ultimo grido di dolore al Cielo… perché solo dal Cielo può essere raccolto…

La riproduzione di questo quadro verrà vietata in Italia e in Germania fino al crollo delle dittature; e Picasso volle che il dipinto venisse portato in Spagna solo dopo la morte del dittatore Francisco Franco avvenuta nel 1975; fino ad allora la tela fu ospitata in un museo a New York.

Quest’opera non illustra un fatto storico ma è di per sé un fatto storico che trascinerà una vasta schiera di intellettuali e democratici a combattere al fianco della democrazia contro il nazifascismo.

Quando durante l’esposizione parigina del 1937 un ufficiale nazista si avvicinò a Picasso e gli chiese:”Siete stato voi a fare questo?” Picasso rispose:”No! Siete stati voi!”…

 

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Don Chisciotte di Francesco Guccini
Kandinsky con Lirica e Acquarello n.23.

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti, di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti…Nel mondo, oggi più di ieri, domina l’ingiustizia, ma di eroici cavalieri, non abbiamo più notizia..”

Il soggetto del cavallo e del cavaliere é un tema antico e universale, perché legato alla fiaba, al folklore e alla leggenda, come San Giorgio che uccide il drago o Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.

Vassili Kandinsky, pittore russo, é il primo artista che compie il passaggio dall’arte figurativa, come imitazione della realtà, all’arte puramente astratta. Per primo cerca un’arte che indaga il mondo interiore, quello dell’anima.

Nelle sue opere elimina ogni riferimento al mondo reale per utilizzare solamente forme linee e colore.

L’immagine del cavallo e del cavaliere si ripete spesso nelle sue opere, e, fra puntini che si gonfiano e diventano cerchi, linee rette che si intersecano, segmenti spezzettati e virgole che si allungano, sta al nostro occhio indagare per trovare l’immagine…Un cavaliere errante chino sulla groppa del suo cavallo in corsa, un destriero lanciato al galoppo, e, nella mitologia indiana, é proprio il cavallo che conosce la strada che conduce fino al cielo!

É un cavaliere che corre, con o senza  lancia in pugno, e combatte contro un drago o un groviglio caotico… un tema simbolico che ha un sapore magico: la lotta del bene contro il caos e il male

 

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Vincent van Gogh e Notte stellata.

Caro Theo non so nulla con certezza…ma la vista delle stelle mi fa sognare…”

Van Gogh fu un autodidatta che iniziò a dipingere per una sua necessità interiore, anche se guardò con molta attenzione i movimenti artistici della sua epoca.

La sua fu una vita di insuccessi, la carriera di mercante d’arte finì con il licenziamento, gli studi di teologia vennero interrotti, lavorò come predicatore laico nel settore carbonifero belga fra gente poverissima…ma perse anche questo lavoro…

Si trovò a dipendere economicamente dal fratello Theo con il quale intesserà una fitta e appassionata corrispondenza.

Non ebbe mai un legame affettivo e neppure una amicizia sincera; in questo modo l’Arte divenne l’unico suo sfogo, il mezzo con cui elaborare le sue esperienze, i fallimenti ma anche le sue speranze…

Notte stellata, 1889. Rappresenta un paesaggio sotto un cielo stellato, le pennellate sono corpose e i colori che prevalgono sono il blu e il giallo.

Il silenzio notturno di un piccolo paese é rotto da un’onda che attraversa il cielo, illuminato da stelle, simili a vortici di luce, e da una falce di luna accecante di un inusuale colore arancione…una luna che ha più l’aspetto di un sole.

In basso, il ricordo della sua Olanda: un paesaggio realistico fatto di case con le finestre illuminate, una chiesa, dal campanile così appuntito che pare la lama di una spada; in fondo, degli alberi di ulivo, dipinti come piccole onde. E, in primo piano a sinistra, a tagliare il cielo, c’è un grande cipresso la cui chioma ondeggia come una fiamma. In alto il decorativismo fantastico di un cielo stellato, in cui primeggia una grande onda…e il cielo ci appare come invaso da fuochi d’artificio…

“Caro Theo, possiamo riuscire a creare una natura più esaltante e più piacevole di quella che si può intravedere con un solo fuggevole sguardo alla realtà…”

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FABRIZIO DE ANDRE’ – LA BUONA NOVELLA
Maria nella bottega di un falegname
“Falegname col martello perché fai den den, con la pialla su quel legno perché fai fren fren? Costruisci le stampelle per chi in guerra andò?
Mio martello non colpisce, pialla mia non taglia per foggiare gambe nuove a chi le offrì in battaglia…ma tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnó a disertare…”

GEORGE DE LA TOUR – SAN GIUSEPPE FALEGNAME (Louvre)
Una scena di semplice quotidianità, é la bottega di un falegname al lavoro, un ambiente appena rischiarato dal lume di una candela che tiene in mano un bambino: Gesù. Di fronte a lui c’è il padre, Giuseppe, intento a lavorare; lo scambio di sguardi fra il vecchio e il bambino, è il tema principale dell’opera: la metafora dell’Amore filiale fondato al di là del legame di sangue. Il falegname sta lavorando, per terra c’è una trave di legno…la croce che abbraccerà suo figlio! La luce illumina il volto di Gesù e si riflette sulla fronte rugosa del padre che, con occhi dolenti dirige lo sguardo in quelli del bambino; sono occhi inquieti i suoi e nel suo sguardo c’è la consapevolezza di ciò che sarà il destino del figlio una volta diventato adulto. Il vecchio e il bambino si parlano, avvolti nel silenzio della semioscurità rischiarata appena dalla fiammella di luce di una candela.

 

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A tutte le donne. Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso, sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio, malgrado le tue sante guerre per l’emancipazione. Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d’amore che però grida ancora vendetta e soltanto tu riesci ancora a piangere, poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volgi e non sai ancora dire e taci meravigliata e allora diventi grande come la Terra.” Alda Merini
Le donne artiste lavoravano chiuse entro gli studi dei loro maestri e faticavano più dei loro colleghi maschi ad essere considerate Artiste..la loro arte era considerata un fatto insolito che generava addirittura sospetto… Carla Maria Maggi é una di queste donne.. Nasce a Milano da una famiglia borghese ed è a 14 anni che incomincia a dipingere nello studio di un importante pittore milanese, nonostante la contrarietà della madre. Ma la sua carriera si interrompe con il matrimonio: la strada dell’arte non rientrava nella logica della società borghese degli anni ’30 che non ammetteva che “una donna perbene, moglie onesta e madre benevola” potesse anche essere una donna artista che dipingeva nudi e ritratti di donne in pose sconvenienti… E così seppellisce il suo passato e nasconde le sue tele in un solaio. Nel 1997 il figlio trova, per caso, i suoi quadri e riporta alla Luce le opere della madre e dell’artista dimenticata…
Carla Maria Maggi, 1913, 2004 Milano. La sigaretta. Questo è il dipinto che più la rappresenta, il ritratto di una donna, dalle labbra carnose e sensuali che tiene fra le dita una sigaretta…una donna in atteggiamento troppo provocante e audace…per quell’epoca.

 

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Una volta a Brughéé gh’era un conte, al sciur Paolo Andreani, che al stava in una villa a Moncucco. Un bel dì, propi nel parco della sua villa, l’ha pensá di alzarsi verso il cielo:…era il 13 marzo del 1784 e il conte Paolo Andreani compie l’impresa…il primo volo su una mongolfiera!!
Elio Nava, artista brugherese, persona schiva e semplice;
nelle sue tele c’è un microcosmo colorato, abitato da personaggi buffi che sembrano usciti dal mondo delle fiabe e che invece sono persone reali.. E chi a ghe Brughée.. Brugherio con il suo strano campanile che svetta in un cielo azzurro dove si muovono strane nuvole a forma di farfalle, lumache, pesci, bisce. E nella grande Mongolfiera gialla c’è il Giulio, con l’ennesima sigaretta in bocca…il Giulio che da lì non è mai sceso…e continua a Volare…!
Questo è Elio Nava, che nella sua cascina continua a dipingere questo mondo immaginario tutto variopinto, in cui fiaba e poesia si mescolano in una tavolozza colorata.
Elio Nava: Dispetti dalla Mongolfiera, Giulio e le tre monelle.
Nel dipinto le tre monelle lanciano palloncini pieni di colore che colpiscono anche il Gianni e la sua vespa bianca… E il Giulio, ignaro di tutto, si gode questo viaggio dal Cielo…con l’ immancabile sigaretta in bocca!
Il dipinto é ambientato in piazza Roma, rappresenta le due Mongolfiere in viaggio verso Le Puy, la più piccola ha i colori dello stendardo del Comune, con a bordo tre personaggi: Sergio, Remo e Giancarlo. Ed è proprio grazie a loro, a tutti gli “Amici della Compagnia della Mongolfiera” e alle loro iniziative che questo pezzo della nostra Storia Locale si mantiene vivo.
 
 
 
 
 

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8 Marzo… quando le donne entrarono nel mondo dell’Arte ed ebbero successo come un artista uomo si disse di loro: dipinge e scolpisce come un uomo…. Ma poi qualcosa é cambiato…
Frida Kahlo: ARBOL DE LA SPERANZA MANTENTE FIRME, 1946.
Cielito Lindo era la sua canzone preferita ed è proprio questo brano che ispirò questo dipinto.
In questa opera Frida Kahlo rappresenta “il risultato della sua maledetta operazione…” una delle tante alla sua colonna vertebrale.
Ci sono due Fride in due paesaggi diversi: uno diurno e l’altro notturno. La Frida piangente seduta che indossa l’abito rosso da Tehuana (il costume delle donne di Tehuantepec famose per il loro coraggio) e vigila sulla Frida sdraiata sopra un letto di ospedale, coperta solo da un lenzuolo bianco che lascia scoperti i suoi capelli corvini e la schiena, su cui sono evidenti i segni della sua operazione. La Frida seduta tiene con una mano il busto ortopedico rosa; a mantenere la sua posizione eretta, non è l’altro busto che la sostiene e di cui si intravedono i bracci metallici sotto le ascelle…ma é la bandiera verde con la scritta: Albero della SPERANZA mantieniti Saldo…. É la Frida che piange, ma si mantiene ferma e non perde la Speranza…
FRIDA KAKLO
Nel 1953 le viene amputata la gamba destra…ma lei continua, nel dolore, a dipingere. Frida Kahlo muore nel 1954 nella “casa azzurra” dove era nata. L’ultimo quadro di Frida rappresenta delle angurie, intere e spaccate a metà, dipinte contro un cielo azzurro.. 8 giorni prima di morire, sulla polpa scarlatta della fetta centrale scrisse il suo nome, la data e il suo luogo di nascita.. Poi con lo stesso pennello intinto di rosso, rese l’ultimo omaggio alla vita e scrisse: VIVA LA VIDA!

 

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Quelli che tornano, ballando, dal bosco. 2020, tecnica mista su lino.

Giulia Santambrogio classe 1996, brugherese, Laurea in Discipline della Valorizzazione dei Beni Culturali all’Accademia di Brera.

 
Vivere in montagna e andare nel bosco a fare legna per riscaldarsi é un lavoro duro… Eppure queste, sono figure evanescenti, dalle movenze leggiadre, che, nonostante la fatica, sono contente della Vita.
“I sentieri del bosco, in salita o in discesa, non sono sempre facili, ma la gioia incontenibile di sentirsi Vivi, fa correre e ballare… Quelli che tornano dal bosco ballando, sono pervasi dal senso di libertà, e allo stesso tempo, di appartenenza a qualcosa di grande che ci circonda… Nella Natura l’uomo trova veramente sé stesso, la Gioia è immensa…e non può fare a meno di ballare…”

 

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Pablo Neruda
“Quanti significati sono celati dietro un abbraccio? Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé a un’altra persona?… Un abbraccio é staccare un pezzettino di sé per donarlo all’altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo!”
 
Gustav Klimt; Fregio di Palazzo Stoclet Bruxelles: “Il giardino dell’Arte e dell’Amore, L’abbraccio”
Le due figure si perdono nella vasta decorazione; la coppia abbracciata é il simbolo della ritrovata Gioia di Vivere e della Felicità Amorosa. Dietro, le volute stilizzate dei racemi dell’Albero della Vita che é il filo conduttore dell’Amore. In mezzo a questi riccioli appare il motivo dell’ occhio: é l’occhio Sacro del dio Egizio Horus, simbolo della Rigenerazione.
Questi abbracci che ci mancano tanto, continuiamo a Sognarli, davanti all’ Albero della Vita…senza perdere la Speranza!
 
 
 

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MARC CHAGALL 6 luglio 1887 – 28 marzo 1985
Ebreo russo, poeta e sognatore, artista che non voleva “Voltare le spalle al cielo..”, pittore rimasto bambino e innamorato della sua donna, Bella. Quello di Chagall é “un universo in cui tutto è possibile”, dove non solo volano gli uccelli. Nel suo mondo tutti possono fluttuare nel cielo…anche gli uomini. I soggetti dei suoi dipinti sono: la sua città, lontana, e l’amore per la sua donna. ” Avevo voglia di fuggire con lei, e baciarla..”, in quest’opera prevalgono i toni freddi e il paesaggio è dominato dal bianco e dal verde della campagna russa. Il sentimento dell’Amore é rappresentato con il Volo… perché le persone innamorate hanno questa capacità… ondeggiare nell’Aria con leggerezza…ed è solo con l’Amore che é possibile farlo…Voliamo con loro, nel cielo, sopra la città…
Marc Chagall: Sopra la città, 1918
Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante 1 persona
 

 

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DEDICATO A TUTTI GLI INNAMORATI DEL MONDO
… GIOVANI E … DIVERSAMENTE GIOVANI!!!
HO BISOGNO DI SENTIMENTI – ALDA MERINI
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
IL BACIO – AUGUSTE RODIN
Paolo e Francesca, gli amanti evocati nel V canto dell’Inferno da Dante e colpevoli di un amore impossibile.
Quando questa scultura venne esposta alla fine dell’800, suscitò scandalo e scalpore perché ritenuta troppo sensuale e addirittura erotica… Eppure in questo imponente blocco di marmo, c’è la Vita e tutta la passione di un Grande e infinito Amore. Gli amanti, rappresentati nella Bellezza della loro nudità, sono seduti sopra una roccia, lui visibilmente incerto, quasi titubante, con il libro ancora nella mano…(é il libro che racconta la storia d’amore di Lancillotto e Ginevra). L’altra mano affonda nella morbida carne di lei… E lei, invece lo abbraccia e avvolge il suo corpo a quello dell’Amato. E i due corpi di uniscono in uno slancio sensuale, in un Bacio appassionato pieno di Amore…
 
 

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“Ritorno dal bosco”1890. Giovanni SEGANTINI

Sale la nebbia sui prati bianchi…” É un tardo pomeriggio d’inverno, una donna traina una slitta carica di legna mentre ritorna al piccolo paese… “Un campanile che non sembra vero segna il confine tra la terra e il cielo….” Il suo modo di camminare é affaticato, e procede lento lungo un sentiero già tracciato che taglia in diagonale una distesa di neve. Le case hanno i tetti imbiancati… “Anche la luce sembra morire nell’ombra incerta di un divenire…” É l’ora del tramonto e le luci delle finestre ci fanno sentire la presenza Umana. La grande catena montuosa schiaccia con la sua imponenza il piccolo paesino. “La terra stanca sotto la neve dorme il silenzio di un sonno greve…” Protagonista dell’opera non è la donna, vista di spalle e di cui non si riconosce il volto, ma l’Immenso Candore della Neve e il gelo dell’ inverno copre ogni cosa con un magico alone di Silenzio..

 

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Avvolte nella calda luce solare,

Avvolte nella calda luce solare, le figure passeggiano in un prato fiorito, un campo di papaveri, semplici macchie di colore che si perdono all’orizzonte… É il tema del riposo della vita di campagna… La calma e tranquilla passeggiata dell’ Uomo che é in perfetta sintonia con la Natura, immerso in un paesaggio picchiettato di rosso dai papaveri…
…entriamo anche noi in questa calma…
 

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27 GENNAIO ….. PER NON DIMENTICARE CIO’ CHE E’ STATO …

 
.. son morto che ero bambino…son morto con altri cento, passato per il camino..e ora sono nel vento…
“Buio, urla, lacrime… Sento e vedo solo questo.
tante gli scritti per ricordare … ma ci è sembrato importante condividere un’immagine ed un commento opera dei ragazzi di una classe terza della scuola media leonardo da vinci di brugherio, proprio perchè queste parole nella loro profonda semplicità forse possono meglio raggiungere i loro coetanei…
“Uomini senza volto, volti senza sorrisi, sguardi spenti, uomini senza identità, corpi tutti uguali dentro un pigiama a righe. Uomini privati della loro diversità e sterminati per il loro essere diverso. Diverso il Colore della Pelle, il loro Aspetto Fisico, la loro Religione…diverso il loro modo di Pensare e di Amare… La Diversità non deve essere una colpa, un male da sterminare… La Diversità é un Diritto, una Ricchezza e un Dono da Conservare e Condividere…”
 
 
 
 
 

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ELISABETH BARRET BROWNING

Ricorre oggi – 6 marzo – l’anniversario di nascita della poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning. Moglie del poeta inglese Robert Browning, si sposarono di nascosto e fuggirono insieme a Firenze, dove ebbero un figlio. A Firenze risiedevano in Piazza San Felice, in un appartamento a Palazzo Guidi che oggi è diventato il museo di Casa Guidi, dedicato alla loro memoria. La ricordiamo con una delle poesie più apprezzate
 
Se devi amarmi
Se devi amarmi, per null’altro sia
se non che per amore.
Mai non dire:
“L’amo per il sorriso,
per lo sguardo,
la gentilezza del parlare,
il modo di pensare
così conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno”.
Queste son tutte cose
che posson mutare,
Amato, in sé o per te, un amore
così sorto potrebbe poi morire.
E non amarmi per pietà di lacrime
che bagnino il mio volto.
Può scordare il pianto
chi ebbe a lungo
il tuo conforto, e perderti.
Soltanto per amore amami
e per sempre, per l’eternità.

 

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DANZARE LA VITA

In questo momento così difficile, di incertezze, di mancanza di luce…di mancanza di fisicità, di abbracci, di baci, é proprio in questo momento che non possiamo cadere ma dobbiamo avere la speranza e continuare a Danzare la Vita…”

 

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Lettera di van gogh al fratello 

 

“Caro Theo ho passeggiato una notte… il cielo, di un azzurro profondo, era punteggiato di nuvole di un azzurro più profondo del blu cobalto, e di altre nuvole di un azzurro più chiaro del lattiginoso biancore della via lattea… sul fondo azzurro scintillavano delle stelle chiare, verdi, gialle, bianche, rosa, più luminose delle pietre preziose che vediamo anche a parigi …”

 

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GIOTTO – ADORAZIONE DEI MAGICAPPELLA DEGLI SCROVEGNI – PADOVA

Sotto questa semplice tettoia di legno Maria, in trono, presenta il piccolo Gesù ai Re Magi, arrivati a Betlemme seguendo la cometa. Vicino a Maria, Giuseppe con il capo chino in segno di rispetto. Il più anziano dei Magi ha posato la sua corona per terra e si inginocchia rispettoso; ha già donato l’Oro, simbolo di Regalità, che un angelo tiene in mano. L’altro re omaggia la Divinità di Gesù con un corno pieno di incenso, l’ultimo invece con lo scrigno che racchiude la Mirra… l’unguento per l’unzione dei defunti, ciò che sarà il suo destino: la Passione. E nel cielo azzurro di blu oltremare, la scia luminosa della Cometa.
 
 

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Il Quarto Stato Giuseppe Pellizza da Volpedo 1868/1902.

Con quest’opera vorrei esplicare il mio sentire tendente a stabilire che la forza vera sta nei lavoratori intelligenti, i quali con la tenacia nei loro ideali, obbligano gli altri uomini a seguirli i a sgombrare il passo perché non è potere retrogrado che possa arrestarli.” (Pellizza da Volpedo).
Prima di entrare a pieno titolo nel suo ambiente, il Museo del Novecento a Milano, l’ opera entrò nella Sala delle Cariatidi ferita dai bombardamenti della guerra e qui trova il suo ambiente naturale…
niente palchi, niente altarini…ma solo posata a terra. Contadini e lavoratori che occupano il Palazzo, uomini e donne decisi a non patire più ingiustizie… Il brusio del popolo in marcia che conquista un Palazzo che fu Reale…ma che ora è del Popolo!
I lavoratori di Volpedo sono in cammino verso un futuro che appare loro radioso, noi siamo davanti a loro, non possiamo non chiederci se siamo stati capaci, oltre cento anni dopo, di costruirlo

 

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 ADORAZIONE DEI PASTORI (george de la tour)

La luce fioca di una candela ci fa entrare in questa scena corale di figure silenziose raccolte intorno al piccolo nato avvolto in candidi panni di lino che illuminano l’ambiente. Maria vestita di rosso é assorta in una intima meditazione. Il pastore stringe il suo bastone e tiene in braccio un mansueto agnellino che si mette a brucare i fili di paglia della culla; il pifferaio si sta togliendo il cappello in segno di rispetto; la donna tiene in mano una scodella di zuppa calda per Maria, la mamma, e infine Giuseppe, il padre, che illumina la scena con una candela. Non è la luce drammatica e violenta di Caravaggio.., questa è una Luce radente, mistica che infonde negli sguardi un senso di religioso silenzio…. “La speranza e la promessa contenute in ogni ciclo di vita…” J. Thuiller, storico dell’Arte. Con l’augurio che il nuovo anno sia carico di Luce e di Speranza!

 

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 FESTA DELL’IMMACOLATA … AVE MARIA 

La pensosa fanciulla siciliana si avvolge come un’araba nell’ampio mantello che ombreggia la fronte e inquadra il viso che pare scolpito, gli occhi vellutati di un nero profondo, le palpebre percorse da un guizzo di luce…folte le sopracciglia, carnose le labbra.. Col volto stretto tra le falde della mantellina, Maria pare chiusa in un’armatura che sa di chiostro e di ovile… É il copricapo delle donne dei paesi all’interno della Sicilia. Un tempo si portavano di colore diverso a seconda della condizione sociale: bianco era quello delle donne dell’aristocrazia, nero delle donne del popolo, azzurro il copricapo delle ragazze. E azzurra é la mantellina dell’ANNUNCIATA di Antonello da Messina..” Leonardo Sciascia, scrittore siciliano…
Il suo volto ovale ha lo sguardo abbassato, sereno, intenso e pensoso. La mano sinistra sul petto, Maria stava leggendo ed è stata interrotta da qualcuno…da un angelo che non si vede, ma la sua presenza è facilmente riconoscibile dalle pagine sollevate dal libro…un battito d’ali…
 
 
 

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CARAVAGGIO ADORAZIONE DEI PASTORI 

Nella povera stalla ,una povera famiglia di lavoratori…il loro bambino é appena nato. Sdraiata sulla paglia la mamma abbraccia il suo bambino e il piccolo cerca con la tenera mano il suo volto, i loro visi si cercano e si uniscono. I pastori sono arrivati. In silenziosa adorazione guardano la madre stanca, adagiata sulla terra, guardano il bambino fra le sue braccia, inginocchiati e in religioso silenzio. Un’aureola sottile, come un filo dorato di paglia, santifica il Padre e la Madre. Nella stalla, il bue e l’asino portano un po’ di calore; a terra una cesta con il pane, un candido tovagliolo il semplice pasto dei poveri…e gli attrezzi da lavoro…l’ umile lavoro dei poveri

 

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TRA ARTE E POESIA 

L‘Annunciazione” di Fra’ Giovanni meglio conosciuto come Fra Beato Angelico per la sua Arte carica di Misticismo.
” nel grembo umido, scuro del tempio, l’ombra era fredda, gonfia d’incenso, l’angelo scese come ogni sera ad insegnarmi una nuova preghiera: poi d’improvviso mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese: “Conosci l’estate” io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento… “Non temere Maria, hai trovato Grazia presso il Signore e per opera sua concepirai un figlio…”…poi vidi l’angelo mutarsi in cometa e i volti severi divennero pietra…. Voci di strada, rumori di gente, mi rubarono al sogno per ridarmi al presente….; sbiadì l’immagine, stinse il colore, ma l’eco lontana di brevi parole ripeteva di un angelo la strana preghiera, dove forse era sogno ma sonno non era: “Lo chiameranno figlio di Dio” parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre…”
Da “Il sogno di Maria” (“La buona novella”) di Fabrizio de Andrè.

 

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Prepariamoci al Natale con la bellezza dell’Arte… 

…iniziamo da questa meravigliosa opera che si trova a Firenze agli Uffizi!
 
Simone Martini:” l’Annuncio a Maria nello splendore di una cattedrale gotica”…. É una “Pala d’Altare” un grande dipinto su tavola che veniva posto sopra l’altare della chiesa. Rappresenta il momento dell’Annunciazione quando l’arcangelo Gabriele giunge dal Cielo: le sue ali sono ancora aperte e il manto é svolazzante. Saluta Maria e possiamo leggere le sue parole che escono dalla bocca: “Ave Maria, Grazia Plena…” Tiene in mano un ramoscello d’ulivo e alza la mano per iniziare a parlare… Maria é seduta su un trono stava leggendo…ma chiude il libro… É sorpresa e spaventata dall’apparizione del messaggero celeste, si ritrae e cerca di proteggersi con il lembo del suo mantello. Al centro un vaso di gigli bianchi, in alto dei Cherubini con la colomba dello Spirito Santo. Lo sfondo rappresenta il Sacro, il Divino, una realtà superiore da Adorare…

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